Rassegna Premio «LiNUTILE del Teatro» 2014

Spettacoli

Biglietti e prenotazioni:

Dove: Teatro de LiNUTILE
Indirizzo: Via Agordat 5, Padova
Inizio spettacoli: ore 21
Biglietto Unico: 11€
Possessori «Studiare a Padova» card: 9€
Prenotazioni:
info@teatrodelinutile.com – tel. 049/2022907

SABATO 8 NOVEMBRE 2014 | Prosa

ALTO FRAGILE

Trento Spettacoli

Di e con: Maura Pettorruso, Stefano Pietro Detassis, Flora Sarrubbo, Christian Mair
Luci e audio: Alice Colla
Organizzazione: Daniele Filosi

Il progetto prende le mosse dalla traccia del bando Premio Nuova Scena 2014 del Teatro Stabile di Bolzano e del Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento per intraprendere una riflessione e una ricerca che porti a costruire uno spettacolo su un tema, la cosiddetta questione sudtirolese, che al contempo ha le sue origini nella Prima guerra mondiale, si protrae fino ai nostri giorni con vicende alterne, e getta un ponte verso il futuro, quello del secolo XXI appena cominciato.

Quello che ci interessa è provare a raccontare la storia di una terra portando in scena proprio la dialettica tra due lingue, e quindi tra due culture e due mondi che, seppur  lontani, sono tenuti a parlarsi e a trovare modi e forme di comunicare per convivere. Immaginiamo quindi un lavoro che porti sul palco anche concretamente le due lingue, arrivando a creare uno spettacolo che sia fruibile in entrambi gli idiomi – tedesco e italiano – e che dal confronto dei personaggi – di lingua tedesca e di lingua italiana – faccia emergere una riflessione sulla conflittualità e sulla convivenza tra diversi nella società contemporanea che viviamo, e non solo, quindi, in Alto Adige.

SABATO 15 NOVEMBRE 2014 | Prosa

AL FORESTER. VITA ACCIDENTALE DI UN ANARCHICO

Teatro del Tempo

Di: Matteo Bacchini
Con e regia: Savino Paparella
Direzione tecnica: Antonio Rocco Buccarello

Al forestér è Antonio Cieri: soldato di leva, ferroviere, anarchico, antifascista, morto su una collina spagnola in un giorno di aprile. Al forestér è un attore solo che è tante voci diverse. Al forestér è un’idea di libertà. In piazza Castello a Torino c’è il monumento alla III Armata: soldati di ferro alti due metri, con la mascella volitiva e lo sguardo all’orizzonte, circondano il Duca d’Aosta che li comandava durante la I Guerra Mondiale.Anche Cieri ha combattuto nella Grande Guerra, ma non aveva la mascella volitiva. Era un ragazzo coraggioso e spaventato, che non capiva come si potesse morire a vent’anni per conquistare una trincea e poi diventare la statua di ferro che guarda con riconoscenza un Savoia circondato dai piccioni.Al forestér è la storia di come un ragazzo diventa un uomo. E di come un uomo diventa un uomo libero.

Una storia che oggi sarebbe eccezionale: i moti di Ancona, le barricate di Parma, l’esilio in Francia e la guerra di Spagna, sempre dalla parte sbagliata, dalla parte degli sconfitti. Una vita accidentale. Una vita piena di immaginazione. La nostra storia di Cieri è accidentale e piena di immaginazione: i fatti che lo hanno visto protagonista si fermano un momento prima di diventare retorica, sguardi di ferro all’orizzonte, e lasciano il posto alla storia personale di Cieri, una storia che nessuno conosce (perché di Antonio Cieri sono rimaste pochissime notizie) e che abbiamo immaginato mettendoci dal punto di vista di un uomo che pensava poesie. Italo Balbo, Mussolini, Francisco Franco sicuramente pensavano cose diverse. Non può essere che così. E da qui siamo partiti per raccontare la vita di un uomo che credeva nella vita: una vita libera. Come Antonio Cieri, che pensava poesie in abruzzese e combatteva sempre dalla parte sbagliata. Forestiero dappertutto, a casa in ogni luogo.

SABATO 29 NOVEMBRE 2014 | Prosa

TESTA DI RAME

Orto degli ananassi

Di: Gabiele Benucci, Andrea Gambuzza
Regia: Omar Elerian
Con: Ilaria Di Luca, Andrea Gambuzza
Scenografia: Stefano Pilato
Suono: Giorgio De Santis
Luci e fonica: Alberto “Abi” Battocchi
Costumi: Adelia Apostolico
Maschere: Emidio Bosco

Testina è un uomo forte, dal fisico slanciato, dallo sguardo furbo e impenetrabile. Un lupo di mare, si direbbe, come ce ne sono molti a Livorno negli anni immediatamente successivi alla Liberazione. Cosetta è una donna piccolina, tenace e tutta d’un pezzo. Forse è l’unica che riesce a tener testa a suo marito, ed infatti è la guerra, “un giorno sì e l’altro pure”. Lui invaghito del mare e delle sue profondità, che gli regalano la pace ma anche il pane per sfamare i propri figli; lei gelosa ed orgogliosa, eppure sicura che il suo “palombaro d’acqua dolce” tornerà a casa, come ogni sera.

Sullo sfondo di questa storia d’amore sospesa tra la terraferma e gli abissi marini, una città che si risveglia dall’incubo della guerra. Livorno torna a vedere la luce del sole, come gli sfollati della Valle Benedetta che escono finalmente dai loro rifugi sotterranei, o come i relitti che i palombari riportano in superficie per liberare l’accesso al porto.

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